Com’è nato lo Stato di Israele? Perché il conflitto con la Palestina?

Lo Stato di Israele nasce nel 1948 per volontà dell’ONU. Da quel momento il paese ebraico non ha mai smesso di essere in guerra con la Palestina e con i paesi arabi circostanti. E’ abbastanza chiaro che le motivazioni che stanno alla base del conflitto risiedono proprio nelle sue origini. Per iniziare quindi è opportuno capire come e perché nasce lo Stato di Israele.

Le origini dello Stato di Israele

Premessa di base: l’odio verso gli ebrei

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si diffondono nel mondo due ideologie: il nazionalismo e l’antisemitismo. Da una parte un orgoglio smisurato verso la propria nazione di origine, e dall’altra un odio ingiustificato verso la popolazione ebraica.

Vetrina di un negozio che mostra il divieto di entrare agli ebrei e ai cani
Negozio ariano espone divieto di ingresso agli ebrei

L’antisemitismo si sviluppa per diversi motivi: dal punto di vista religioso, per la convinzione cristiana che gli ebrei abbiano messo a morte Gesù (circostanza che va attribuita ai romani); dal punto di vista politico ed economico si credeva che gli ebrei volessero controllare l’economia internazionale e cospirassero per conquistare il mondo. Questi stereotipi e pregiudizi rimangono tuttora piuttosto vivi nella coscienza popolare. All’epoca però, e fino alla metà del Novecento, hanno portato milioni di ebrei residenti in Europa e nei paesi arabi ad abbandonare le loro case per rifugiarsi in Palestina.

Le prime persecuzioni ebraiche

L’odio verso gli ebrei ha radici molto profonde, che partono dall’antichità. Nel corso della storia, infatti, più volte sono state documentate persecuzioni ebraiche.

La prima risale intorno al 400 a.C quando l’Egitto dei faraoni distrusse un tempio ebraico. Poi durante l’Impero romano, dopo che il cristianesimo era stato imposto come religione ufficiale, l’ebraismo veniva messo fuori legge e gli ebrei perseguitati. Anche in occasione della prima crociata, le comunità ebraiche fra il Reno e il Danubio venivano massacrate dai cavalieri cristiani diretti a Gerusalemme. Ricordiamo poi quanto è avvenuto tra il XIII e il XV secolo, quando dalla Francia, Spagna, Inghilterra e Germania venivano espulsi tutti gli ebrei. Infine dal XVI secolo cominciamo ad assistere alla nascita dei ghetti, dove gli ebrei vengono costretti a vivere. Il primo fu creato a Venezia nel 1516.

Nelle due foto sopra, un uomo e una donna picchiati durante il pogrom di Leopoli, Ucraina, 1941

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, i ghetti ebraici sono teatro di saccheggi e massacri da parte della popolazione nei confronti degli ebrei: una pratica chiamata pogrom.

L’apice della persecuzione ebraica si raggiunge durante la Seconda guerra mondiale, quando 6 milioni di ebrei vengono uccisi dai nazisti tedeschi.

Ma come si arriva allo Stato di Israele?

Ci si arriva per una serie di fatti contingenti:

  • La comunità ebraica sentiva una forte necessità di trovare un luogo nel mondo che li rappresentasse, al sicuro e liberi dalle persecuzioni politico-religiose. La destinazione era stata già trovata, in parte, in maniera del tutto naturale. Fin dall’Ottocento, infatti, per sfuggire ai pogrom europei, gran parte degli ebrei si erano rifugiati in Palestina. La Palestina era il luogo prescelto dagli ebrei per motivi religiosi.
  • Si diffonde il sionismo, un’ideologia volta proprio a favorire la nascita di un territorio per gli ebrei. Il sionismo gode fin da subito del consenso del governo britannico, che già dalla prima guerra mondiale controllava proprio la Palestina. 
  • Grazie al consenso britannico, gli ebrei immigrano in gran numero, e la popolazione ebraica della Palestina cresce a dismisura. 
Una nave carica di ebrei in fuga verso la Palestina
Ebrei in fuga verso la Palestina, 1947

Tuttavia la presenza ebraica non era accettata dagli arabi palestinesi, per cui scoppiano una serie di rivolte. Ma il seme per lo Stato di Israele era stato ormai gettato.

La nascita di Israele

Alla fine della Seconda guerra mondiale, l’Inghilterra abbandona il mandato sulla Palestina, e quest’ultima passa sotto il controllo dell’ONU. 

Situazione territoriale israelo-palestinese nel 1947
Situazione israelo-palestinese nel 1947, prima del conflitto (Fonte: ISPI)

L’intero territorio viene diviso in due stati: uno ebraico e uno arabo. Quello arabo comprendeva la regione della Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Gerusalemme invece è affidata ad una giurisdizione internazionale. Tale decisione viene subito disattesa, in quanto sia ebrei che giordani invadono rispettivamente la parte ovest ed est della città, impadronendosene illegittimamente. Di fatto il 15 maggio 1948 viene proclamata la nascita dello Stato di Israele

Le guerre arabo-israeliane

Gli arabi si erano opposti fortemente alla nascita di uno stato ebraico indipendente, per cui, a distanza di poche ore, Egitto, Iraq, Transgiordania, Libano e Siria invadono il paese. Inizia la prima guerra arabo-israeliana.

Situazione territoriale israelo-palestinese nel 1949
Situazione israelo-palestinese nel 1948 dopo il primo conflitto (Fonte: ISPI)

In occasione del primo conflitto tra arabi e israeliani, la Transgiordania annette la Cisgiordania, cambiando il proprio nome in Giordania; l’Egitto occupa la Striscia di Gaza; Israele non solo si difende dagli attacchi nemici, ma conquista nuovi territori, arrivando ad occupare più della metà della vecchia Palestina britannica. 

Rifugiati palestinesi in fuga da Israele dopo il primo conflitto arabo-israeliano del 1948
Esodo dei palestinesi, in fuga dagli israeliani, 1948

A causa dell’espansione israeliana, circa 700.000 palestinesi sono costretti a lasciare le proprie case e a stanziarsi in campi profughi: un esodo che verrà ricordato con la parola Nakba (catastrofe), e che sarà alla base dei futuri conflitti tra Israele e Palestina.

La Guerra dei sei giorni

Il più importante di questi conflitti avviene nel 1967 con la cosiddetta Guerra dei sei giorni. In quell’occasione Israele attacca preventivamente Egitto, Giordania e Siria, occupando nuovi territori fra cui la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, la penisola del Sinai, le alture del Golan e persino la parte di Gerusalemme Est, controllata dalla Giordania.

Territorio di Israele prima e dopo le guerre arabo-israeliane

La Guerra dello Yom Kippur

Nel 1973, in un giorno di festività ebraica, ovvero lo Yom Kippur, Egitto e Siria attaccano Israele di sorpresa. La guerra, chiamata per l’occasione Guerra del Kippur (o Guerra dello Yom Kippur), termina nel 1978 con gli accordi di Camp David. Israele quindi si impegna a restituire la penisola del Sinai all’Egitto; l’Egitto si impegna a riconoscere politicamente lo Stato di Israele; allo stesso tempo il territorio ebraico consolida la propria espansione sulle alture del Golan.

L’Intifada

Rimaneva in sospeso la questione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza che continuava ad essere sotto controllo israeliano dalla Guerra dei sei giorni. Per questo motivo nel 1987 i palestinesi di Gaza e della Cisgiordania si sollevano contro lo Stato ebraico dando vita a manifestazioni più o meno violente.

Un ragazzo palestinese lancia una pietra in mezzo alla strada durante la prima Intifada
Giovane palestinese lancia una pietra durante la prima Intifada, 1987 (Fonte: AFP)

Il periodo di protesta, che dura circa 6 anni, prende il nome di prima Intifada, durante la quale quasi 2000 palestinesi vengono uccisi dall’esercito israeliano, contro meno di 200 vittime israeliane. La prima Intifada termina con gli accordi di Oslo del 1993, con i quali Israele si impegna a ritirarsi dalla Striscia di Gaza e da alcuni territori della Cisgiordania.

Gli accordi di Oslo dovevano segnare una speranza per il futuro dei rapporti tra i due paesi, ma non è stato così. Tra il 2000 e il 2005 scoppia la seconda Intifada, dove muoiono circa 5000 palestinesi contro un migliaio di israeliani. Da quel momento la situazione si farà sempre più aspra e tragica. Israele inizia a costruire un muro di separazione di 570 km (su 764 km previsti) tra il proprio territorio e la Cisgiordania, ma senza rispettare la linea di confine. Il muro viene costruito quasi interamente su suolo palestinese, inglobando migliaia di palestinesi e favorendo la nascita di insediamenti israeliani. Questi ultimi sono ritenuti illegali dalla comunità internazionale. Nel 2005 Israele abbandona la Striscia di Gaza.

Muro di separazione tra Israele e Cisgiordania
Il muro che separa Israele dalla Cisgiordania

Hamas e l’Autorità Nazionale Palestinese

In occasione della prima Intifada nascono due movimenti palestinesi: Hamas, ovvero il movimento della resistenza islamica, caratterizzato da una forte ostilità nei confronti di Israele, e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP): un’organismo politico riconosciuto dalle Nazioni Unite e da Israele come unica autorità governativa sul suolo palestinese. L’ANP in seguito agli accordi di Oslo aveva la facoltà di governare sulla Cisgiordania palestinese e sulla Striscia di Gaza. 

La questione Gerusalemme

Per quanto riguarda Gerusalemme, conquistata per intero nella Guerra dei sei giorni, viene annessa ufficialmente ad Israele e dichiarata come capitale dello Stato nel 1980. Da quel momento Israele ha dato vita ad una politica demografica volta a sgomberare la presenza palestinese da Gerusalemme, per mantenere una composizione sociale il più possibile di carattere ebraico.

L’annessione di Gerusalemme non è stata mai riconosciuta a livello internazionale. Almeno fino a pochi anni fa: nel 2017 il presidente degli USA Donald Trump decise di riconoscere Gerusalemme come capitale Israeliana. E così fecero a cascata altri paesi.

La situazione attuale del conflitto arabo-israeliano

Oggi i rifugiati palestinesi sono quasi sei milioni. Oltre un terzo di questi vivono in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est.

Nonostante il dialogo e la collaborazione tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese, la situazione resta critica. Il fronte militare si è spostato a Gaza, che dal 2007 è sotto il controllo dell’organismo paramilitare Hamas. Quest’ultimo non riconosce lo Stato di Israele e il suo obiettivo è riportare la Palestina ad un status precoloniale, libera dalla presenza ebraica.

Tutto ciò sta alla base del nuovo conflitto tra israeliani e palestinesi, iniziato il 7 ottobre 2023 con l’uccisione da parte di Hamas di 1400 israeliani e il rapimento di oltre 240.

Purtroppo a quell’attacco è seguita una risposta cruenta da parte di Israele, che ad oggi 3 novembre 2023 ha provocato la morte di circa 10.000 palestinesi e la distruzione di un gran numero di edifici civili nella Striscia di Gaza. L’ennesima pagina buia di questo interminabile conflitto.

Edifici distrutti dai bombardamenti a Gaza
Edifici palestinesi distrutti dalla guerra

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